Lettera a Giuseppe
L’uomo d’arte è il risultato del suo lavoro e dei contenuti intrisi nella nuda facciata della propria opera che più è geniale, più è preda dell’ incomprensione. La qualità del risultato è definibile dal grado di SCOPERTA raggiunta dalla poesia che viene incisa dietro la forma di prima apparenza che purtroppo quando contiene solo se stessa, rimane un frutto peccaminoso dell’ immaginazione.
La radice poetica si carica in qualsiasi mezzo visivo, dalle caverne all¹elettronica, purché la “libertà” sia l’attrezzo mentale per PROVARE che la verità rappresentativa è lo SCARTO di quell’ INVENZIONE che è tale, quando sa cosa respirare per giungere all¹ OLTRE della VISIONE PRIMARIA. Conta il visto non solo da occhi, VEICOLO di ogni immagine, ma dall¹ EMOZIONE che ALLERTA la MENTE e ci assolve dal dubbio e dal nostro corpo di materia, immergendoci nell¹incanto magico del “PIACERE MISTERO” scavato dalla IMMAGINE SCONOSCIUTA deputata ad arricchire la coscienza
dell’ uomo. NEGHIAMO il pregiudizio su stile e forma esterna dell¹opera e neghiamo al conformismo il giudizio. La validità di un’ opera è per troppi nascosta dall’ apparenza che viene fraintesa da confusi concetti formali di superficie; quando anche la segnaletica stradale ha contenuti lessici. Lasciamoci guidare dallo spirito della poesia che possediamo attraverso la presenza in noi, della signora che gli antichi filosofi distinguevano con la parola “anima” che significa: la mente a pensiero che è capace di tradurre in visione immateriale il fulmineo lancio d¹immagini come le partenti dallo specchio inventore di vortici di poesia, raccontato duemila anni fa da PAOLO ai corinzi; PENSIERO che ci dona felicità salvata dall’ intelligenza.
Con questi principi vorrei che fosse possibile individuare, nei pretesti formali di racconto eloquenti nelle forme di Giuseppe Bertolino, uomo pittore che offre, attraverso la sua grammatica visiva di rifiuto della superficialità, il segreto linguaggio che porta all’ OLTRE del SOGNO surreale. Potremo così ancora scoprire che la realtà dell¹apparenza, è sempre in mutazione, la quale ci conduce al VERO della BELLEZZA, spinta da quella IMMAGINAZIONE, che non andrà mai al POTERE, poiché potere significa tuttora: l¹uno più dell¹altro in violenza; “vergogna quotidiana” da quando
l’ uomo ha inventato il segno d’ ARTE prima d’impiegare la “parola usandola come barriera linguistica” forza che alimentando la MENTE dell¹immagine in astrazione di fisicità è l¹incognita che definiamo POESIA, parte qualitativa e spirituale del mistero emozionale che è il percorso della nostra vita.
Questo non è FRUTTO di FANTASIA, ma è provato dalla SCIENZA CONTEMPORANEA; la mente dell¹uomo è la sola macchina che non consuma energia e questo avviene in un universo conosciuto e sconosciuto dove ogni infinitesimale mutazione è prodotta dall’ energia. PRECEDENTEMENTE era stato provato che il corpo umano è di complessità superiore alla somma del conosciuto cosmico.
Poniamoci a questo punto la domanda: visto che non è di questo spazio la MENTE dell’ uomo, allora da dove proviene? SPERO ci sia giunta da uno spazio-luogo, dove AMORE e POESIA furono, sono e saranno il contenuto di ogni MUTAZIONE, dalla MATERIA all¹ANTIMATERIA, quella che sa trasformare L’ INFINITO senza CENTRO in SOGNO di BELLEZZA, ignorando: male ed orrore.
Ora siamo al punto di avere la lucidità di ridimensionare quella che è abitudine definire: Avanguardia Storica, che è stata in realtà: avanguardia parziale, e constatare che quel genio che è stato YVES KLEIN, ha scoperto con fuochi ed impronte, oltre ai monocromi che l¹Avanguardia Totale è ancora
nelle mani del RINASCIMENTO con l’ autocreazione disgregante di Leonardo nel CENACOLO e l¹autocreazione per fuoco, inventata nella BATTAGLIA d¹ANGHIARI, primo simbolo contro: guerra e violenza, ripetuto in un particolare con il quale Picasso ha costruito GUERNICA. Leonardo corredò questa suo testamento di Pace cinque secoli prima di noi, con tagli e buchi colpendo il dipinto con armi contundenti, e cannonate di fuoco su materiali usati nell¹esecuzione dell’ opera, come tela, specchi e altre diavolerie, SUPERANDO in veggenza il Dadaismo. Quest’ invenzione in anticipo estetico di anni a non finire, è stata distrutta dai capitani fiorentini, opera che sarebbe stata il capolavoro universale di tutti i tempi. Personalmente mi resi inoltre conto che la Mutabilità delle impronte inventate dalla SINDONE era stata RIPRESA anche da Michelangelo nel GIUDIZIO UNIVERSALE, con l¹inserimento dei due autoritratti in conto all¹apparenza che li nasconde. Con questo dobbiamo rendere omaggio a Pierre Restany che per primo ha ridimensionato in questo senso la pittura chiusa nella forma esteriore, anche dei divi del ‘900.
Qui inizia la necessità di analisi e sviluppo a livello di saggio critico che annuncio con la conclusione di questa: lettera a Giuseppe.