Recensioni – Lucia Mayer

La pittura di Giuseppe Bertolino rivela una lunga sedimentazione, una gestazione fatta di studi e di ricerche sui valori e le potenzialità dei colori ed è grazie a questo che riesce ad essere fluida, morbida, recettiva, pronta a far scorgere in ogni cosa il miracolo della rivelazione. Una pittura che inoltre si presenta ricca, corposa, per la presenza di un robusto sostrato culturale che lascia affiorare le tracce di un legame mai sopito con la terra d’origine, la Sicilia, quindi il riferimento continuo al mito e alla cultura classica.

Bertolino affida da anni la propria identità di artista alla ricerca e alla sperimentazione, in funzione di un linguaggio astratto capace di scendere nella profondità delle cose e di entrare nella sfera delle emozioni umane per coglierne la loro essenza. Le sue opere seguono dei filoni, delle tematiche narrative che fungono da punto di partenza: tematiche mitologiche, per esempio, oppure soggetti astrali che ben si legano alla ricerca di luce e di atmosfera propria della sua pittura. Eppure non c’è un vero e proprio inizio, né una fine, perché tutti questi temi finiscono per fondersi osmoticamente l’uno nell’altro senza un intento narrativo, ma con il fine precipuo di suscitare delle emozioni, evocare degli stati d’animo e ricondurli alle radici dell’uomo (il mito) e della natura (il cosmo).

La pittura di Bertolino spazia tra filosofia e storia, tra mito e utopia, rinverdendo la felice stagione di una cultura classica profondamente radicata nell’uomo e ancora assolutamente moderna nei suoi principi e nei suoi umani valori. L’aspetto interessante del suo lavoro è che non si ferma ad una pura indagine e riduzione delle forme naturali, ma esprime quasi un atteggiamento etico nei confronti della vita, cercando all’interno e nelle profondità delle forme naturali tutta la loro energia, la loro più intima bellezza, portandola così alla luce.

Un atteggiamento demiurgico che palesa la ricerca di una spiritualità capace di annullare le distanze tra interno ed esterno, di rappresentare il punto d’incontro tra l’uomo e quell’entità superiore che detiene la conoscenza di tutte le cose, che le possiede in quanto armonia perfetta come creature di luce, astratte e pure. Lo sforzo dell’uomo viene premiato dalla possibilità di esprimere questa sinergia, questa comunione con l’essere che forma e nutre tutte le cose e l’artista riconosce l’essenza della propria opera come l’emergere di un altro luogo, il luogo dello spirito.

Dipingere è per Bertolino una necessità interiore. La necessità di chi vede e generosamente vuole esprimere, comunicare, cogliendo nelle immagini visibili i riflessi di una più alta sfera dell’essere. Forme contemplative, quindi, che consentono a ciascuno di elevarsi al di sopra della realtà materiale per tornare alle proprie radici, per recuperare se stessi e l’armonia con il creato. Un’armonia fatta soprattutto di luce e di sfumature di toni, delicatamente digradanti nel miracolo materico degli impasti, oppure decisamente a contrasto nei polittici di ispirazione costruttivista, dotati di una propria organizzata bellezza, influenzata dai principi della geometria ed esprimente un maggiore distacco dai lirismi delle emozioni personali.

La spiritualità è soprattutto ricerca di luce. Luce nelle sue diverse forme, luce di conoscenza, luce di speranza, luce di salvezza. Bertolino ama spesso accostare il bianco al nero, la luce all’oscurità, simboleggiando un percorso spirituale di evoluzione verso la vita, quasi una rivisitazione in chiave post moderna del famoso mito platonico. Nella sua pittura appaiono spesso riferimenti alla luce e all’acqua, come espressioni fecondanti che si fondono in una ierogamia di forze creatrici e generatrici. La luce è il primo elemento che costituisce il mondo informale e come tale acquisisce anche un valore simbolico, sacrale, capace di guidare l’uomo lungo il cammino che lo conduce all’essenza impalpabile delle cose. Come forza fecondante la luce assume un particolare valore anche in riferimento alla pratica artistica, in quanto diventa espressione dell’immaginario, capacità da parte dell’artista di raggiungere l’essenza divina, manifestandola attraverso la forma d’arte.

Lo sguardo dell’artista si accosta alla natura per scoprirne, strato dopo strato, una dimensione più vasta che giunge fino al regno dello spirito. Questa seconda realtà Bertolino la sente, la vive e la rappresenta portando i colori ad una tale intensità sonora da suscitare un’eco nella psiche. Il suo è un cammino lungo, continuo, di ricerca nella tecnica, di sintesi nella forma. E questo cammino lo conduce oggi verso l’assoluto della pittura astratta che luminosamente si inserisce nella sua stessa vita come forza vitale, come luce che dissolve le tensioni e conduce ad uno stato di sereno equilibrio. Entrare nell’opera di Giuseppe Bertolino significa intuire il bisogno di cambiare, di evolversi sempre, ma anche quello di non perdere le tracce del proprio passato. Ci sono tutte, basta saper guardare.

Venezia, luglio 2004

 

 

 

Ispirandosi ai principi del Bauhaus, Giuseppe Bertolino intraprende un percorso nuovo, di cui oggi possiamo vedere alcuni esempi negli orologi e negli oggetti di design e di arredo. Il Bauhaus fu una scuola fondata in Germania agli inizi del Novecento, il cui principale obiettivo fu quello di unificare arte, artigianato e tecnologia. Si può anzi dire che presso il Bauhaus è nata la disciplina del design, intesa come “unione di tecnica ed arte”. Il lavoro di Bertolino, che si concentra da anni sul rapporto forma/colore oggi offre un motivo di riflessione in più, dimostrando la capacità che possiede l’arte di abbracciare la vita quotidiana trasformando gli oggetti più comuni in qualcosa di speciale, di “unico”. In questo modo, se da un lato l’artista mantiene fede ai suoi principi ispiratori e al suo linguaggio di ricerca astratta, dall’altro trova un’opportunità di evoluzione e di crescita nell’applicare la propria indagine a tutto ciò che fa parte del comune vivere di ogni giorno. La ricerca della Bellezza, che Bertolino ha cercato per anni nella forma tradizionale del “quadro”, non è più qualcosa di elitario, ma irrompe con forza e coraggio anche nel nostro quotidiano permettendo a oggetti comuni di diventare “opere d’arte”. Ecco il vero senso della Bellezza come fonte di elevazione dello spirito ma anche come fonte di “accoglienza”: una qualità questa che avvicina l’arte alle persone, non disdegnando di mescolarsi con la tecnica e l’artigianato. Dalle etichette dei vini, che Bertolino ha realizzato in questi ultimi anni trasformando le normali bottiglie in pezzi unici da collezione, oggi il passo si fa più ampio e deciso: orologi, cucine, mobili e componenti d’arredo sembrano essere pensati per trasformare le nostre abitazioni esaltando la personalità di chi le abita. L’importanza che Bertolino attribuisce agli effetti del colore nelle sovrapposizioni tra di essi e nella loro percezione è ciò che caratterizza il pensiero dell’artista e che assicura il valore artistico e l’unicità della sua produzione

– Lucia Majer.